La "nostra" Cortina-Dobbiaco Run
Pre-gara
Durante l’abbondante colazione si respira un clima disteso. La concentrazione sembra più indirizzata alla fragranza dei cornetti o alla cremosità degli yogurt piuttosto che a strategie di gara; non si vede nei volti di nessuno quell’espressione pre-maratona attonita che traduce l’intimo dubbio “chissà se oggi riuscirò ad arrivare al traguardo!!?!”.
Una volta all’esterno l’animo si rilassa ancor di più: l’aria di un sapore limpido che sogneresti respirare per sempre, un panorama mozzafiato di colori intensi, il gruppo dei podisti che ruota allegramente secondo le indicazioni del regista-fotografo alla ricerca della top-inquadratura per la foto di rito.
Dal mitico Stadio Olimpico di Cortina il serpentone umano scorre ordinatamente verso la linea di partenza; lo speaker ripete per appena 36 volte di rispettare il colore del pettorale: gialli e verdi partiranno prima; i rossi dopo 10 minuti. L’atmosfera è tranquilla, non c’è quella musica sparata a stimolare la carica, nemmeno lo speaker è particolarmente carismatico…tutto procede liscio, con un drone pronto a scorrere sopra le teste di tutti sicurissimi che tanto non cadrà mai!
La Salita
Partiti! Lasciato il Corso Italia di Cortina si percorre la via asfaltata che ci allontana dal Centro, la strada sale regolare per circa 2 km e mezzo, finché un’interruzione secca ci introduce nello sterrato: l’ingresso è tosto, uno strappo di 100 metri al 10%, poi la salita rimane costantemente dolce con pendenze sotto il 4%. Il cielo è un po’ nuvoloso, la temperatura favorevole, si procede all’interno di un bosco “all-inclusive” (la luce è ideale, il panorama è sempre disponibile, l’aria squisita).
Il pubblico è decisamente scarso, solo qualche capannello di familiari sparpagliati di tanto in tanto. Il fondo è sassoso, le pietruzze più fastidiose sono da evitare ai piedi.
Attorno al km.7 c’è uno dei passaggi più belli della corsa: ci si introduce in un tunnel scavato nella roccia, la forma è originale, è illuminato da semplici lampadine che pendono da un soffitto stretto; usciti dal tunnel dopo poche centinaia di metri il primo ponte di legno regala un differente suono dei passi, molto sotto (circa 200 metri sotto!) scorre un fiume; ciascuno cerca di rubare al panorama quanti più fotogrammi riesce a stampare negli occhi e nell’anima.
Al Km.10 il fondo diventa più morbido, ci sono residui di segatura che anticipano di poco il passaggio in loc. Ospitale dove in una spianata si passa in un corridoio ai cui lati sono accatastati l’uno sull’altro centinaia di tronchi ripuliti che attendono forse di diventare mobili, utensili o oggetti di design; gradevole e persistente è anche l’odore del legno e della resina che può essere respirato.
La strada spiana, siamo a circa 1.500 metri s.l.m., sulla destra una parete di neve ghiacciata; anche se la neve è un po’ sporca, lo scenario è ancora nuovo e suggestivo: qualcuno tocca la neve, qualche altro lo pensa, ma procede senza farlo.
Al Km.14 c’è una curva secca, dallo stradello “brecciato” si imbocca un tratto erboso: si calca un manto di un verde deciso, dalla morfologia tutta ondulata tanto che bisogna essere attenti alle ripetute dune e avvallamenti. Siamo al “Gran Premio della Montagna”, Passo Cima Banche, cima-Coppi della Cortina-Dobbiaco. Ora si scende.
La Discesa
I primi 800 metri di discesa lasciano presagire il peggio: si scende su un ghiaione instabile, nel quale il piede che atterra non trova la stabilità sperata; si deve stare molto attenti alla traiettoria migliore guardando il percorso e la grandezza delle pietruzze.
Per fortuna, questo tratto così brutto è breve; tuttavia appare subito evidente che la via verso Dobbiaco sarà insidiosa: brecciolino scivoloso, pietrisco, pietre più grandi... la concentrazione deve essere sempre massima onde evitare di scivolare, fare storte... L’andatura più veloce, su un terreno così, genera questi rischi: il rischio dell’infortunio, il rischio di cadere. C’è anche un drone che segue la corsa a metà gara, ma qui il rischio non c’è: i droni non cadono mai, vero!?!?
La discesa è abbastanza impegnativa fino al km.18 circa, quando la strada spiana e si costeggia il Lago di Landro che si può ammirare alla destra; sulla sinistra qualche decina di persone fra passeggiatori, turisti della domenica, familiari-supporters. I pochi bambini presenti tendono tutti ad allungare il “5”, anche con delle simpatiche manone gialle gonfiabili.
Questo tratto lungo il lago di Landro e quello successivo è quasi completamente pianeggiante e dura circa 2 km: atleticamente è un tratto molto difficile, perché arriva dopo 2/3 di gara e dopo una discesa impegnativa.
Il rifornimento del 20° Km. è efficiente come tutti gli altri, ma forse più gradito, da qui infatti la stanchezza progredisce; ci sono sali minerali, the, acqua, banane a pezzetti, è disposto in ambo i lati e i volontari porgono i bicchieri per rendere più agevole la presa.
Sulla destra, altra perla del percorso: the show is now!! Tre delle cime più affascinanti delle Alpi, di rinomata fama mondiale nel settore dell’alpinismo... signore e signori, le Tre Cime di Lavaredo!!
La strada torna a scendere, si attraversano dei ponti che passano quasi a sfiorare i corsi dei ruscelli che scorrono sotto: l’acqua è trasparente e del colore della pietra che accarezza nel suo andare.
L’Arrivo
Gli ultimi 5 km. presentano lunghi sentieri rettilinei semi-pianeggianti, la discesa è terminata (pendenze 1-2%). Chi ha energia da impegnare, può recuperare molte posizioni da qui all’arrivo che è ancora lontano; tuttavia, l’avvistamento del lago di Dobbiaco è di grande conforto, fra poco inizierà l’abitato di Dobbiaco; la stanchezza cresce, ma non fa paura a questo punto, si è vicini al traguardo. Le prime villette, si rivede l’asfalto dopo 26 km circa, qualche curva, si intensifica la presenza di pubblico, qualcuno incita…è ora di dare tutto per onorare la partecipazione. Curvona ad U, ultimi 500 metri: si sprinta verso “la vittoria”, ultima curva, lo speaker snocciola i nomi degli atleti, migliaia di amici assiepati, tappetone azzurro... è fatta!! La Corsa delle Dolomiti è conquistata!
Questa medaglia è un ricordo d’oro per ognuno: è d’oro la fatica, d’oro l’aria respirata, i suoni ascoltati, le bellezze vedute, è d’oro l’aver tagliato il traguardo senza distinzioni di età, di sesso, di religione, di culture... è d’oro aver corso insieme ad amici vecchi e nuovi, è d’oro essere stati insieme!!
Luca Simonelli
Commenti
Perfetta sintesi di ciò che pensavo io durante il percorso (fino a che ho avuto la capacità di pensare). Quello che non capisco è come ti può venire in mente che un drone possa precipitare!
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